È da tre anni che leggo articoli divulgativi di Jacopo Simonetta e di Luca Pardi; credo di non esagerare dicendo che da allora la mia limitatissima comprensione dei guai che affliggono questo nostro mondo ne ha beneficiato non poco.
Entrambi ne sanno molto più di me praticamente su tutto, ma non è tanto dal loro sapere specialistico che ho tratto giovamento, quanto dalla capacità rara di mettere in relazione temi apparentemente distanti, di interconnettere problemi complessi per la cui soluzione tendiamo ad affidarci ad occhi chiusi ai superesperti di turno, bravissimi nel parcellizzare pezzi di realtà operando su di ciascuno di essi per mezzo di raffinate tecniche chirurgiche. Peccato che una tale pretesa risulta fallace nella misura in cui nell’iperconnesso mondo contemporaneo quei pezzi si parlano, si scambiano feedback in continuazione e in modo spesso imprevedibile e inatteso, e dunque oggi sempre di più l’iperspecializzazione non è in grado di risolvere i problemi ma anzi spesso li aggrava accumulando complessità inestricabili e ingestibili, o ne crea di nuovi. Per questo, leggere Jacopo che inquadra l’ecologia con le lenti della termodinamica e Luca che analizza il nesso invisibile fra crisi economica e disponibilità di energia è stato per me come respirare a pieni polmoni in un panorama culturale troppe volte dominato da un’opprimente asfissia mentale.
Non stupisce allora che il coronamento dello sforzo di analisi interdisciplinare dei due studiosi sia stato un libro scritto a quattro mani, nel quale la feconda contaminazione fra le diverse radici accademiche degli autori (Jacopo è un ecologo, Luca un chimico: già questo la dice lunga su quanto poco convenzionale sia il loro lavoro, se si pensa alla superficialità con cui le due discipline sono state artificiosamente poste una contro l’altra) è sfociata in un comune sentire nel quale tutto si tiene intorno alla parola chiave ‘picco’ che dovrebbe essere – è proprio il caso di dire – “in cima” alle nostre categorie di pensiero.
Lo scopo dichiarato di Picco per capre (Lu::Ce edizioni, 15,00 €, impreziosito dalla prefazione di Luca Mercalli), è quello di comprendere “la triplice crisi: economica, energetica ed ecologica”, ovvero niente di meno che la Madre di tutte le crisi. Ambizioso? Può darsi. Ma non aspettatevi un ampolloso trattato accademico, perché il libro non è rivolto alla casta dei pari grado ma a tutti noi, umili capre perennemente affaccendate ad inerpicarsi nei ripidi sentieri dell’esistenza e poco inclini a fermarsi a contemplare la strada alle nostre spalle e quella ancora da percorrere.
A mio giudizio, la scommessa della coppia Simonetta-Pardi di riuscire a far comprendere persino al più sprovveduto dei lettori concetti che la narrazione mainstream cerca in ogni modo di occultare può dirsi vinta alla grande.
Però, accade anche che, nello sforzo encomiabile di analizzare ed estrapolare le tendenze in atto, agli autori si parino davanti, come squarci fra la nebbia fitta che avvolge il futuro dell’umanità, scenari tutt’altro che rosei, tempeste perfette in avvicinamento dalle quali i dottori Simonetta e Pardi non sono certo immuni: essi dunque non esitano a scendere dal piedistallo e a trasformarsi in Jacopo e Luca, due persone come noi che danno del tu al lettore e lo invitano a fare altrettanto con loro.
Perché, se è vero che la festa è davvero finita per sempre e il “picco di tutto” è ormai alle nostre spalle, capire non basta: bisogna metabolizzare le inquietudini, rafforzare la consapevolezza della necessità di una svolta e tradurla in scelte coerenti e conseguenti che ci consentano di fronteggiare le difficoltà con il giusto spirito e la giusta attitudine mentale. Detta così, si potrebbe pensare che gli autori del libro siano mossi da una assurda pretesa totalitaria, quella di guidare il lettore nelle scelte quotidiane, obbligandolo a ripensare radicalmente i comportamenti sedimentati dalla routine e dalla pigrizia. Niente di più sbagliato: essi sanno bene che la partita del futuro si gioca su mille campi, e che la riconversione ecologica di una minoranza di donne e uomini di buona volontà non cambierà i destini del mondo. Nessun dito puntato contro, dunque. Luca e Jacopo, piuttosto, scelgono di colloquiare amabilmente con un lettore comprensibilmente frastornato ponendosi al suo stesso livello, immaginandolo alle prese con dubbi che sono i loro stessi dubbi; tentano di incoraggiarlo a rifuggire la frustrazione di non poter incidere su problemi infinitamente più grandi di lui; suggeriscono amichevolmente di provare a convogliare le energie su ciò che può farci star meglio senza impattare oltre misura su un pianeta già stremato.
È impossibile elencare in queste poche righe i mille spunti di riflessione che scaturiscono dalla lettura del libro. Di uno, però, voglio renderne conto, perché di grande aiuto in questi giorni nei quali l’Italia è sprofondata in una crisi politica che lascia sgomenti, in una divisione fra opposte fazioni che sembra il prologo di una irreparabile disgregazione del tessuto sociale. Il messaggio di Jacopo e Luca è chiaro e, a mio avviso, inconfutabile: non aspettiamoci dalla politica ciò che la politica non può più dare, non abbocchiamo alle ricette farlocche di chi ci illude di poterci riportare ai tempi della crescita facile, agli anni rampanti del benessere costruito nascondendo la polvere sotto il tappeto.
Perché tutto, anche la politica, ha un limite. Tutto, anche la politica, è soggetto alla legge implacabile dei ritorni decrescenti.
Insomma, Picco per capre è un libro speciale. Se letto con la stessa apertura mentale e onestà intellettuale degli autori, è in grado di farci vedere il mondo, e un po’ anche noi stessi, sotto una nuova luce. Non abbagliante né luccicante, è vero, ma di certo proprio per questo capace di farci distinguere il chiaro e lo scuro che sono davanti a noi.